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Virtual Beauty: una mostra che porta a riflettere sulla bellezza digitale

La mostra “Virtual Beauty” all’HeK di Basilea esplora l’impatto del digitale sulla percezione contemporanea della bellezza, attraverso opere che riflettono sulle trasformazioni estetiche e identitarie nel mondo post-internet, con un’attenzione critica ai media digitali e all’intelligenza artificiale

Virtual Beauty: una mostra che porta a riflettere sulla bellezza digitale
Concetto di bellezza intelligenza artificiale (©depositphotos)

Negli ultimi decenni, il concetto di bellezza ha subito una trasformazione radicale grazie al progresso tecnologico e alla diffusione dei media digitali. Ciò che una volta era considerato un paradigma statico e universale si è evoluto in un concetto fluid e mutevole, plasmato dagli algoritmi e dalle interazioni online.

L’impatto dei social media e dei filtri di bellezza

Uno dei catalizzatori principali di questa trasformazione è stato l’avvento dei social media, dove l’uso diffuso di filtri di bellezza e applicazioni di editing fotografico ha reso possibile una personalizzazione estrema dell’aspetto fisico. Questi strumenti non solo correggono imperfezioni, ma spesso riscrivono completamente l’immagine di sé dell’individuo, sfumando la linea tra realtà e finzione.

Virtual Beauty all’HeK di Basilea

La mostra “Virtual Beauty” all’HeK di Basilea, in Svizzera, rappresenta un punto di partenza cruciale per esplorare questa trasformazione. Attraverso opere d’arte e installazioni, l’esposizione indaga su come il digitale abbia ridefinito la percezione e la pratica della bellezza nel contesto post-internet.

L’innovazione artistica e la critica sociale

Artisti come Orlan e Maria Guta hanno anticipato questi cambiamenti sin dagli anni Ottanta e Novanta. Attraverso performance chirurgiche pubbliche e collage mediatici, hanno messo in luce l’idealizzazione e l’esposizione mediatica dell’immagine corporea, spingendo a riflettere sui tabù sociali e sugli standard inarrivabili.

L’intelligenza artificiale ha ulteriormente rivoluzionato la percezione di sé. Progetti come Beauty_GAN di Daniel Sannwald e le visioni distopiche di Bunny Kinney mettono in discussione l’autenticità dell’immagine e della rappresentazione personale, introducendo nuove modalità per la creazione e l’esibizione dell’identità online.

Stereotipi di genere e ipersessualizzazione

Le opere di artisti come Arvida Byström esplorano l’ipersessualizzazione del corpo femminile nel contesto digitale, evidenziando come il digitale perpetui e trasformi stereotipi di genere e ideali di bellezza. Attraverso installazioni interattive e performance multimediale, queste opere invitano a riflettere sulle implicazioni culturali ed etiche di una bellezza mediata dall’intelligenza artificiale e dai dispositivi digitali.

La mostra all’HeK di Basilea invita i visitatori a esplorare le sfaccettature di questa nuova era di bellezza digitale e le sue implicazioni culturali ed etiche.

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